
“disability” by BhaduriAbhijit is licensed under CC BY-NC-ND 2.0
Secondo le stime della World Health Organization (WHO), oltre 1 miliardo di persone convive con qualche forma di disabilità. Ciò corrisponde a circa il 15% della popolazione mondiale, con un massimo di 190 milioni (3,8%) di persone di età pari o superiore a 15 anni con notevoli difficoltà di funzionamento, che spesso richiedono servizi sanitari. Il numero di persone con disabilità è in aumento, in parte a causa dell’invecchiamento della popolazione e dell’aumento delle condizioni di salute croniche. Tali numeri fanno delle persone con disabilità il più grande tra i gruppi di minoranze presenti nella nostra società come riportato da un indagine del WHO (2011) .
Una caratterista della disabilità, è che è uno dei pochi gruppi in cui si potrebbe nascere o entrare a far parte in qualsiasi momento (Bogart et al., 2018). A differenza delle identità razziali ed etniche, le persone con disabilità spesso hanno uno status per cui potrebbero essere “uniche” (Lord & Saenz, 1985), nel senso che possono essere l’unico membro della loro famiglia o comunità che condivide tale identità, sfidando la formazione dell’identità all’interno del gruppo.
I modelli della disabilità
Il modello di disabilità dominante nella cultura occidentale è il modello medico. Questo ci dice che la disabilità è come una patologia individuale, un’anomalia o una differenza da una norma standardizzata (Olkin & Pledger, 2003). Questo modello presenta la disabilità come un problema dell’individuo o della famiglia dell’individuo. Un problema che deve essere affrontato da un piccolo numero di individui specializzati (cioè medici, educatori speciali). La soluzione percepita è una cura se possibile.
Il modello sociale vede la disabilità come una costruzione sociale (Olkin & Pledger, 2003). Questo modello, comune tra gli studiosi e gli attivisti di Disability Studies, sostiene che la disabilità sia creata da una società inaccessibile e tendenziosa nei confronti di persone con determinati corpi e menti.
Questo modello è parallelo ad altri movimenti costruttivisti sociali di gruppi di minoranze razziali, di genere e sessuali e mette il peso del cambiamento sulla società, invece che sull’individuo o sugli specialisti che cercano di cambiare l’individuo (Olkin & Pledger, 2003). Il modello sociale sostiene:
la necessità di un cambiamento verso una riduzione delle barriere sociali
il consolidarsi di diritti civili (Dirth & Branscombe, 2017).
Nonostante i parallelismi con le interpretazioni sociali costruttiviste delle minoranze razziali e di genere, la disabilità viene esaminata meno frequentemente attraverso le teorie della psicologica sociale o la teoria dell’identità sociale rispetto alle altre minoranze (per una rassegna Dirth & Branscombe, 2018).
Continua…
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